Ricalcolo
-Giuro che avevo capito fosse da uscire ora-
-Giuro che avevo detto che non dovevi guidare tu-
-Castellanza, Busto Arsizio- dico sillabando i due nomi -Si assomigliano!-
-No-
-Lo so, ma secondo me si. Ti manca la fantasia-
Ricalcolo
– Ok, ora seguiamo lui. Prendi la terza uscita-
-Quale terza uscita?-
Ricalcolo

***

Sospiro, finisce così ad ogni viaggio.
Almeno siamo quasi arrivati. Sticazzi, al ritorno guido io e basta.
Abbasso il parasole, apro lo specchietto e controllo il trucco, stupidi autori che fanno stupidi personaggi con stupidi tatuaggi in faccia. Tatuateli da un altre parte i tuoi punti demmerda, stupido coso blu. Siamo quasi alla fiera e questa volta il cosplay sarà perfetto.

***

Sospira. Se prova a dire che al ritorno guida lei, torna in treno. Lei è il navigatore, io sono quello che gira il volante a destra e a sinistra. Prendiamo un palo? Colpa mia. Prendiamo la strada sbagliata? Colpa sua.

Quella intanto si sistema il trucco lamentandosi degli autori.
Inizio di Busto, era ora. Ora cerchiamo di capire dov’è questa fiera.
Che poi, che cavolo vanno a fare le fiere a Busto Arsizio?
Rumori in lontananza.
Dico, Busto Buco Nel Nulla Arsizio.
Impostiamo questo affare.
Altri rumori in lontananza. Sembrano petardi.
Fiere in posti a caso. Comunque, via Magen…
Altri rumori, vicino.
Che è quella roba?

Merda.

***

Inchioda.

La matita mi finisce quasi in un occhio.
-CAZZO, SEI UN…-
Il “demente” non esce, bloccato dalla Seat qualcosa che ci ha tagliato la strada e definitivamente disintegrato dagli spari che la avvolgono.

***

Passano subito dopo degli Hummer neri. Non faccio commenti sulle dimensioni del pene, è grave.

***

Non commenta le dimensioni del pene, è grave.

***

Una moto esplode, dagli Hummer sparano. Retro. Retro. Cazzo la retro.
Metto la prima, bestemmio al cambio di merda. Metto la retro. Premo l’acceleratore.
Delle urla. Il mio senso di maschio dice che deve essere sicuramente lei. Il mio senso del panico è troppo impegnato a urlare per contraddirlo.
Un tizio a caso, con una katana, saltella come una ballerina su un tetto.
Chiudo gli occhi. Riapro gli occhi. C’è ancora.
L’acceleratore non può andare più giù di così?

***

Si allontana, si gira in un parcheggio. I sensori di parcheggio imprecano, il paletto colpito probabilmente si piega.

Riparte in direzione opposta.

***

Inchiodo ancora. Altra moto, questa non esplosa. Spari.

-CHE CAZZO SUCCEDE!?- Urlo.
-ABBASSATI IDIOTA- Urla lei.
Totalmente a caso mi viene in mente che odio le urla, intanto il parabrezza esplode.
Che cazzo facciamo?
Gli spari si fermano.
Col cavolo che guardo.

***

Vetri ovunque. Caldo. Umido. La spalla è bagnata, la testa è pesante.

La porta si apre e una mano mi trascina fuori. Pugno.

***

Altro pugno. Ridono. Bestemmiano. Urlano cose in una lingua strana. Di dove diavolo sono?

Sparo. Urlano. Altri spari. Rumori di cose che cadono. Cose tipo persone. Apro gli occhi. Sole, brucia. No, sangue, occhio. Brucia. Mi pulisco con la manica. Dov’è lei?
Mi giro e la vedo, mi trascino in mezzo ai corpi di quelli che mi stavano picchiando, uno ancora si muove. Ok, non sembra messa mal.. cazzo, la spalla. Mi bruciano ancora gli occhi ma a occhio quel taglio sulla spalla saranno 10 cm e c’è un pezzo del parabrezza piantato dentro. Zampilla.
Arteria. Merda.
Ombre sull’asfalto.
Un mozzicone di sigaretta per terra. Pistola caricata. Pistola scaricata su cranio, il tipo di prima non si muove più.
Due tizi in nero si abbassano, puzzano di sudore e polvere da sparo. Biascico cose. Ci guardano, si guardano, ignorano quello che dico. Le afferrano la spalla senza complimenti. Uno ci appoggia la mano e confabula cose. Toglie la mano. Non zampilla più. Fanno cenno al tizio con i capelli lunghi e l’aria incazzata, che ha già un’altra sigaretta in bocca e non si gira nemmeno mentre parla.
-Andatevene.-
Prima del mio chicazzosiete sono già rimontati sui loro Hummer e sulla Seat di prima e se ne sono andati. Ma la Seat e gli Hummer non si stavano sparando tipo prima? E gli Hummer prima avevano tutti quei buchi?
Altre cose esplodono in lontananza.
Mi giro verso di lei. Pallida. Trema. Sbatte gli occhi.

***

Guardo il vuoto. Mi mette seduta, male. Non lo offendo nemmeno. Appunto mentalmente di farlo.
Credo. Il vuoto ancora.
Ceffone.
-Mmmm- rispondo. Immagino abbia capito il senso generale di quello che volevo dire.
-Ce la fai ad alzarti?-
Non rispondo.
-CAZZO SVEGLIATI!-
-Uhnm- mugolo ancora. Non capisce proprio nulla.
-Alzati!-
Prova a farmi alzare. Rinuncia. Mi prende in braccio. Mi lamento.
Mi butta in macchina. Pezzi di vetro circa ovunque, ma i sedili sono puliti. Circa.
-Cosa è successo?-
-Non ne ho idea. Poi ci pensiamo. Ora. Subito. Ospedale.-

***

Biascica cose in risposta.

Dannato coso, dimmi dov’è il medico più vicino.
Indicazioni per azienda ospedaliera di Busto Arsizio…
-COL CAZZO-
Fantastico, ora rido isterico e offendo il GPS.

***

Offende il GPS, siamo alla frutta. Ho sonno. Ora fa freddo. La spalla pulsa, ma meno di prima, che hanno fatto? Vento, tanto vento. Stupido parabrezza che manca. Poi mi lamenterò, me lo segno mentalmente. Credo. Case che sfrecciano, credo. Il suo giubbotto mi viene buttato sopra. Dice qualcosa, non lo capisco ma pare preoccupato. Ora dormo, anche se fa freddo.